La protesta

«Il Mezzogiorno è scomparso dalla campagna elettorale, siamo solo un bacino di voti»

di Antonio Fraschilla   21 settembre 2022

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Gli imprenditori si lamentano delle candidature paracadutate dal Nord. «Sembra la calata dei barbari», denuncia il re del tonno Callipo. Bianchi della Svimez: «Nessuno parla dei problemi veri che spaccano il paese in due»

A fronte del record di candidati paracadutati e in posizione eleggibile, il tema Mezzogiorno è scomparso dalla campagna elettorale e gli imprenditori assistono perplessi al tour di candidati semisconosciuti. Nonostante l’economia arretri, come ribadisce il direttore della Svimez Luca Bianchi: «Il Mezzogiorno è scomparso dal dibattito politico se non per la solita retorica della nuova centralità mediterranea e il sempreverde Ponte dello Stretto. Nessuno sta affrontando il tema della riduzione del divario tra le due aree del Paese. Nel 2021 al Sud il Pil è cresciuto del 5,9 per cento, mentre a livello nazionale del 6,6. Lo “shock Ucraina” ha allontanato l’economia italiana dal sentiero di una ripartenza relativamente tranquilla e coesa tra Nord e Sud. E la crescita nazionale nel 2022, stimata dalla Svimez al più 3,4 per cento, è stata frenata dal rallentamento dei consumi delle famiglie meno abbienti colpite dal caro vita, concentrate in larga parte al Sud, e dagli investimenti delle imprese. Si è riaperta la forbice Nord-Sud nel ritmo di crescita e lo scenario non migliorerà nel biennio 2023-2024. Il Meridione ha bisogno di investimenti e vanno sanate le due “grandi” divergenze tra Nord e Sud del Paese: quella nell’accesso ai diritti di cittadinanza a partire da scuola, sanità e assistenza sociale, sempre più difficile per i cittadini meridionali, e quello tra strutture produttive sempre più distanti per consistenza numerica e qualità delle produzioni e di offerta di servizi. Temi che non dipenderanno dalla presenza o dalla qualità del prossimo Ministro per il Sud ma da scelte strategiche che riguardano l’intero esecutivo».

Luca Bianchi, direttore Svimez

Gli imprenditori nel Mezzogiorno sono sfiduciati da questa pessima campagna elettorale, che vede Salvini e Berlusconi garantire l‘autonomia differenziata quando vanno in Veneto, e dire che il Sud è al centro dei loro pensieri quando sono a Napoli o a Palermo. Dice Giuseppe Russello, patron dell’azienda metalmeccanica Omer, una delle poche quotate alla Borsa di Milano con sede in Sicilia: «Il Sud è fuori da ogni agenda perché la nostra classe imprenditoriale è debole e ha un Pil che non è paragonabile a quello del Nord-Est. Però il Nord deve capire che se 20 milioni di cittadini non producono questo è un problema anche per loro: qui o usciamo tutti insieme dalla crisi consentendo anche al Meridione di diventare produttivo oppure l’intero Paese rischia di rimanere indietro. Noi imprenditori del Mezzogiorno stiamo assistendo a questa campagna elettorale con molta disillusione e ci sentiamo cittadini di un territorio di conquista elettorale e nulla più. I temi sono sempre i soliti, il Ponte sullo Stretto, oppure il reddito di cittadinanza, ma di concreto per aiutare l’occupazione e l’economia delle regioni meridionali non c’è nulla. Il Sud rischia di restare marginale e privo di qualsiasi speranza. Una politica che paracaduta qui i candidati slegati dal territorio è la morte civile. Ma il vero problema del Meridione, ripeto, è che non è in nessuna agenda di partito. Anzi, se c’è e per rivedere gli aiuti. Noi invece abbiamo bisogno di infrastrutture e formazione, perché abbiamo problemi a trovare personale qualificato con competenze. Purtroppo la politica è del tutto incapace di avere una visione e di capire le necessità dei territori. D’altronde una classe politica selezionata nel chiuso delle segreterie politiche, ed è così da 30 anni, cosa può capire dei problemi delle imprese locali?».

Filippo Callipo, titolare dell’azienda di lavorazione ed esportazione del tonno, da Reggio Calabria usa l’espressione «discesa dei nuovi barbari» per definire il fenomeno dei paracadutati: «Sono davvero disilluso e disinteressato a questa campagna elettorale. Ma ci rendiamo conto che rischiamo di avere una classe dirigente locale dimezzata per rivendicare le necessità del Mezzogiorno? Se già ai calabresi in media non interessa il tema dell’arretratezza economica della loro regione, figuriamoci a chi viene eletto qui e proviene da altre aree del Paese. Comunque invece di parlare di Ponte sullo Stretto o altre cose che ascoltiamo da decenni, ancora nessun politico nazionale ha detto chiaramente come intende aiutare le aree depresse del Paese una volta al governo. E come intende evitare che nasca un deserto industriale a causa del caro-energia, che imprese fragilissime come le nostre non potranno affrontare».

Filippo Callipo

Ecco, a proposito di temi che dovrebbero essere affrontati in campagna elettorale soprattutto da Roma in giù. Ma chi non sa dov’è il Molise o per la prima volta arriva in territori difficili come Gela, di cosa può parlare in fondo?