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10 passi per combattere le mafie ogni giorno

Simona Granati - Corbis via Corbis via Getty Images,
Simona Granati - Corbis via Corbis via Getty Images, 

Sebbene sembra che in questi ultimi anni la lotta alle mafie si sia appannata o quantomeno sia stata relegata solo all’ambito, seppur fondamentale, giudiziario, è giusto anche rilevare una serie di buone pratiche di cittadinanza nel quotidiano che si sono sviluppate in questo periodo e che andrebbero moltiplicate.

Sappiamo quanto alle organizzazioni criminali giovi il disimpegno sistemico dei cittadini nella vita pubblica o il sostegno interessato per il raggiungimento dei propri scopi personali, aziendali e commerciali. Negare il consenso alle mafie significa mettere in campo una serie di allarmi per riconoscere ciò che cambia nei territori in cui viviamo, nelle cose che facciamo tutti i giorni.

Non servono coraggiosi eroi ma semplicemente dei cittadini attivi, capaci di interpretare il presente; servono comunità compatte nell’obiettivo di mantenere la democrazia e nella voglia di imporre la legalità. Oggi, mentre attraversiamo una fase storica estremamente delicata, caratterizzata dalla pandemia da Covid-19 e dalla connessa crisi economica, educativa e sociale, è necessario continuare la propria lotta quotidiana contro le mafie, con gli strumenti più importanti che abbiamo a nostra disposizione: la partecipazione sociale e le competenze. 

Ecco 10 mosse a disposizione di ogni cittadino e cittadina. 

Primo passo: Informare

Spesso la mafia si nutre dell’assenza di informazione, anche per meccanismi in cui la stampa è soggetta a controllo e intimidazione. La carenza informativa è un alleato fortissimo delle mafie. A livello territoriale raccontare, creare occasioni di condivisione di idee e di dati intorno all’economia del proprio territorio, ai traffici illeciti presenti, alle dinamiche sociali di reclutamento e alle forme di violenza praticate sul territorio rappresenta per ogni sistema criminale la iattura più grande. È necessario informare, monitorare e raccontare i meccanismi di corruzione e di disarticolazione della legalità e al tempo stesso difendere chi svolge questo compito a livello professionale, dalle intimidazioni, dalle minacce, dalle querele. Informare ed essere informati significa al tempo stesso contrastare le mafie e promuovere la democrazia.

Secondo passo: Scegliere

Votare con consapevolezza, in ogni livello, chiedere che siano adottate politiche antimafia sul tuo territorio è un esercizio che consente di alimentare il dibattito pubblico e vigilare costantemente sulla trasparenza della pubblica amministrazione. La mafia è a chilometri zero, preferisce controllare piccoli territori in modo continuativo e persistente. Se partiamo dal particolare possiamo arrivare al generale. 

Terzo passo: Comprare responsabilmente

Il continuo cambiamento di gestione di negozi, la merce contraffatta, i prezzi eccessivamente ribassati, sono alcuni campanelli di allarme di infiltrazioni delle cosche nella vita quotidiana. Scegliere dove e come spendere i propri soldi, sostenendo le attività che hanno piena legalità in tutta la loro filiera è un gesto importantissimo per reinserire il profitto nel circuito legale. Ogni scelta di acquisto è una scelta politica che aiuta a combattere ogni giorno le mafie.

Quarto passo: Studiare

Potrebbe sembrare la considerazione di un boomer ma la verità è che contrastare la povertà educativa è un passaggio essenziale per togliere manovalanza alla criminalità organizzata che si annida nelle pieghe del sottosviluppo sociale. I docenti sono chiamati all’azione e alla militanza antimafia, gli studenti a esigerla. Occorre rendere obbligatorio un percorso di formazione che consenta agli insegnanti che operano nei contesti più problematici di trovare, sostenuti dalle istituzioni, soluzioni efficaci per non perdere ogni anno centinaia di ragazzi. Ogni studente che perdiamo è un regalo alle mafie.

Quinto passo: Non accettare scorciatoie

Le mafie sono fenomeni complessi che si avvalgono di scorciatoie comode: non si tratta di furbizia ma di arricchimento ai nostri danni. Succede spesso, nel generalizzato malcostume italico, di trovare qualcuno che ti promette una raccomandazione, un favore, un’agevolazione magari per un vincolo personale, di amicizia o dietro un compenso o per acquisire un credito. Quella che può sembrare una pratica innocente è un vero e proprio regalo alle mafie che si nutrono della banalità del malcostume. La nostra capacità di rifiutare scorciatoie e corruzione può fare la differenza in ogni ambito. Il coraggio di esporsi, di rivendicare la legalità anche nei piccoli gesti, di combattere le mafie rispettando gli altri è un coraggio oggi rivoluzionario.

Sesto passo: Scegliere sempre la via legale

Un settore spesso dimenticato è quello del gioco. Attratti da guadagni facili, vincite esorbitanti, molti cittadini preferiscono giocare fuori dal circuito della legalità sulle piattaforme online di gaming o nei centri scommesse non autorizzati, non scegliendo una rete di gestori riconosciuti dallo Stato, consegnando i propri soldi alle mafie. Questi soldi fatti in modo facile sono un vero bancomat per le mafie che potrà essere riciclato e reinvestito in droga e armi. Giocare in maniera consapevole e legale stronca un indotto enorme di denaro.

Settimo passo: Essere professionisti con etica

Ci sono alcune professioni sensibili come i commercialisti, i notai, i direttori di banca, gli imprenditori che possono fare molto. Avere una correttezza etica nello svolgimento della propria professione aiuta a respingere e a denunciare i tentativi di riciclaggio, le scorciatoie e le vie dell’illegalità bancaria. Il fronte della guerra alle mafie si gioca anche dentro gli istituti di credito e il mondo della finanza troppo spesso chiude gli occhi davanti alla provenienza del denaro, in Italia e ancora di più all’estero.

Ottavo passo: Comunicare in maniera etica e con responsabilità

La comunicazione, sia essa interpersonale o rivolta a un pubblico, ha un ruolo fondamentale. Le mafie si nutrono di silenzi e di non detti, di attenzione distolta e di benaltrismo. Rimettere la lotta alla mafia al centro del dibattito pubblico, comunitario e interpersonale significa proteggere noi stessi e la nostra comunità. Non farsi distogliere dalla propaganda politica che sposta sempre l’attenzione su altre tematiche (dai migranti, ai runner, alla gestione delle discoteche, solo per fare pochi esempi) deve essere un impegno quotidiano. Sappiamo ormai con certezza che non è più sufficiente combattere le fake news, è necessario rifondare l’agorà pubblica dove avviene il confronto sociale. 

Nono passo: Costruire reti e legami

Dobbiamo lavorare quotidianamente come artigiani, cucendo e rammendando. Bisogna mantenere saldi i legami sociali, unire le competenze, far dialogare i saperi e costruire uno spazio condiviso. Dobbiamo lavorare, tutti, ogni giorno, per rafforzare la coesione sociale. Le mafie si rafforzano laddove la sfiducia verso le istituzioni e verso gli altri produce vuoti di potere e di relazioni. Riannodare i vincoli del nostro tessuto sociale, che a causa anche delle crisi causate dalla pandemia di coronavirus rischia di sfilacciarsi definitivamente, significa rilanciare la costruzione comune del bene pubblico.

Decimo passo: Non smettere mai di essere curiosi

Essere curioso nella lotta quotidiana contro le mafie significa non fermarsi alle verità preconfezionate, non accettare la superficialità, rifiutare le mezze notizie non approfondite e il benaltrismo. 

In conclusione, mi auguro che questo breve decalogo, queste piccole azioni da compiere ogni giorno, possa rendere più credibili i nostri comportamenti perché per contrastare i sistemi criminali non servono solo buone intenzioni, analisi, documentazione economica, ma serve essere in primo luogo cittadini in tutto e per tutto, soggetti di diritto, difensori dell’etica pubblica, protagonisti di una lotta quotidiana. Caratteristiche che abbiamo troppo spesso svenduto.

 

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