martedì, Maggio 14, 2024
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La X Mas a difesa dell’italianità della Venezia Giulia

La X Mas a difesa dell’italianità di Trieste, Gorizia e della Venezia Giulia”

GORIZIA – La X Mas, al comando del Principe Junio Valerio Borghese, l’8 settembre 1943 fu colta dall’ Armistizio che sanciva di fatto la resa incondizionata dell’Italia agli anglo – americani nel nord della Penisola a La Spezia e, dopo momenti di grande commozione, con le lacrime del comandante Borghese, decise di continuare a combattere a fianco dell’alleato germanico per l’onore militare delle armi italiane e per difendere la patria che altrimenti sarebbe rimasta alla mercé degli eserciti stranieri che combattevano sulla penisola del Belpaese (se necessario, anche contro gli stessi tedeschi e repubblichini, fatto che costò a Borghese anche l’arresto, poi non eseguito).
A tal proposito, va detto che é vero che alcuni elementi della X Mas, liberati dalla prigionia inglese si schierarono con il Regno del Sud, ma fu una adesione personale, poiché il nome ufficiale della gloriosa flottiglia temuta, ammirata e rispettata in tutto il mondo, rimase al suo comandante dell’epoca Junio Valerio Borghese, pertanto gli altri rimasti al sud come il Capitano del Genio Antonio Marceglia dovettero confluire in un nuovo reparto di assalto sottomarino della regia marina, ossia “Mariassalto”, senza però perdere mai il contatto con i vecchi commilitoni del nord, come dimostra la missione portata avanti negli ultimi mesi di guerra da Marceglia per coordinarsi con Borghese per impedire l’occupazione della Venezia Giulia da parte dell’esercito di liberazione nazionale jugoslavo di Tito e la eventuale distruzione degli impianti portuali da parte delle truppe tedesche in ritirata.
Gli uomini rimasti in servizio col Capitano Borghese e non congedatesi, continuarono a combattere con un accordo privato con i Tedeschi, firmato prima della nascita della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, ma prevalentemente sulla terra, considerandosi un gruppo militare italiano di ferventi patrioti, autonomi dalle milizie fasciste della RSI.
Non a caso, il vessillo storico della X Flottiglia Mas, decorato da tutte le gloriose onorificenze guadagnate prima dell’8 settembre 1943, sfila ancora oggi nelle parate dell’Italia democratica e repubblicana
C’è quindi una differenza storica sostanziale tra la X Mas di Borghese e l’esercito regolare della Repubblica Sociale Italiana e questo fu riconosciuto nel primo dopoguerra dalle corti militari che trattarono meglio i militi della X Mas, anche perché, nell’ottica della Guerra Fredda, potevano essere utili le loro competenza, le loro specialità, la loro cieca abnegazione nella lotta al Comunismo.
La X Mas era apprezzata anche dai vertici delle brigate partigiane bianche “Ossopo” che hanno avuto dei contatti con la Decima almeno dalla fine del 1944 per evitare che i partigiani comunisti titini occupassero i territori italiani, portando il confine al Tagliamento.
La difesa dell’italianità di Trieste, di Gorizia e di tutta la Venezia Giulia fu il principale obiettivo della Decima dell’Ammiraglio Junio Valerio Borghese, da ottenere ad ogni costo anche con la collaborazione dei marò repubblicani non solo con i loro commilitoni rimasti col regno dei Savoia al Sud, ma anche dei partigiani bianchi, ossia di tutte le forze nazionaliste italiane che volevano tutelare il confine orientale.
Ecco i punti da raggiungere prefissati da Borghese con i suoi ufficiali dopo l’apertura del fronte occidentale al lato della Linea Gotica dopo lo sbarco a metà agosto degli Alleati nel sud della Francia, tratto dal libro di Sole De Felice “La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943/45 Edizioni Settimo Sigillo):
“Il 12 ottobre 1944, Borghese convocò a Milano un consiglio di guerra con tutti i comandanti della Decima, con lo scopo di decidere come affrontare l’imminente crollo militare. Si arrivò alle seguenti conclusioni, che vale la pena di riportare per intero così come sono state elaborate dallo stesso Borghese:

  1. L’ideale della X Flottiglia Mas, di difendere l’onore delle armi italiane, non deve spegnersi, ma, all’infuori di qualsiasi partito politico, regime od occupazione militare, deve sopravvivere quale insegnamento al popolo italiano: la Patria non si discute né si rinnega, per essa si combatte e si muore.
  2. La Decima deve affrontare la sfavorevole situazione militare stringendo le fila e scagliandosi nella battaglia.
  3. A questo scopo debbono essere eliminate o ridotte quelle organizzazioni della X Mas che non hanno un’immediata utilità bellica.
  4. Reparti Navali. Costituzione di due gruppi di combattimento, uno tirrenico e uno adriatico. Continuare l’attività bellica con i mezzi d’assalto e con quelli insidiosi. Disposizione di massima: in caso di crollo del fronte, i reparti imbarcati non devono né arrendersi né distruggere le unità in porto, ma uscire in mare e ingaggiare col nemico l’ultimo combattimento. Questo è l’ordine che corrisponde allo spirito della X Flottiglia Mas.
  5. Fanteria di marina. Riunione di tutti i battaglioni ancora autonomi (“Sciré”, “Castagnacci”, “NP”) alla divisione “X”.
  6. Divisione “X”. Considerato che la zona d’Italia più minacciata è quella del fronte Est, perché l’italianità di Roma, Firenze, Milano, Torino, Venezia ecc. non sarà mai messa in discussione, ma quella di Trieste, Pola, Fiume, Zara, certamente sì, e perché le truppe di Tito nella loro avanzata compiranno ancora degli scempi contro gli italiani colpevoli d’essere italiani, la divisione “X”, rinforzata di tutti i complementi possibili, sarà inviata in Venezia Giulia dove si terrà pronta, in caso del crollo militare e conseguente ritirata delle forze germaniche, a difendere quelle popolazioni e quelle terre italiane contro gli slavi di Tito. All’arrivo degli anglo-americani, gli uomini della Decima deporranno le armi essendo assurdo combattere da soli contro nemici di fronte e nemici alle spalle.
  7. Pur salvando il principio della lealtà verso il nostro alleato avremmo dovuto svincolare la nostra azione da quella tedesca ogni qualvolta gli interessi italiani (gli unici per i quali combattevamo) fossero stati in contrasto con quelli germanici. Al Comandante della X Mas era devoluta l’azione diplomatica necessaria a questo fine (2).

Questo programma fu sottoscritto da tutti gli ufficiali presenti al consiglio di guerra. La priorità assoluta diveniva dunque quella della difesa della Venezia Giulia, naturale conseguenza del “radicale nazionalismo” di Borghese, che quindi “fino all’ultimo cercò di spostare la X Mas a est per far fronte a Tito fino a quando non fossero arrivati gli anglo-americani” (3).

L’annuncio dell’armistizio e il crollo delle forze armate italiane avevano avuto in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, delle conseguenze particolarmente drammatiche”.

Questi principi furono ribaditi nell’ultimo ordine di Borghese, diramato via radio la sera del 24 aprile: “Anche in caso di ritirata forze armate germaniche resterete sul posto per la difesa confini orientali e della popolazione italiana contro le bande di Tito”.
“I loro compiti erano quelli, come spiega Borghese in una lunga intervista del 1953, di:

1) Assicurare la difesa dei nuclei etnici italiani contro gli slavi partigiani, che dopo l’8 settembre avevano dimostrato un’incredibile barbarie e odio contro tutti gli Italiani.

2) Costituire all’atto dell’armistizio la prova armata dell’esistente sovranità italiana: dove il nemico avrebbe trovato divise militari e volontà di difesa, ovviamente là sarebbero rimasti i confini dell’Italia.⁸

Nella regione giuliana si chiudeva così il capitolo della disperata resistenza italiana, del tutto inadeguata rispetto alla forza dell’avversario, e si apriva quello della dura occupazione titina, con gli infoibamenti e le persecuzioni di massa nei confronti degli italiani. Solo nel giugno del 1945, dopo contrastate trattative con gli jugoslavi, gli Alleati subentrarono in parte nella regione disputata occupando i territori ad ovest della Linea Morgan, cioè Gorizia, Trieste con Muggia, e Pola città. Ma restavano in mano jugoslava quasi tutta l’Istria, Fiume, le isole del Carnaro e Zara”

Il sacrificio dei marò dei vari reparti della X Mas fu estremo, furono gli ultimi ad abbandonare le città della Venezia Giulia in attesa o degli Alleati o dei reparti italiani del Sud o dei partigiani bianchi. La sorte dei marò in Istria fu veramente drammatica. Né dei numeri esatti dei caduti, né della loro fine si sa qualcosa, resta però il ricordo del loro sacrificio che vuole onorare il convegno di storia e scienze politiche che si terrà Mercoledì 20 dicembre 2023 presso il Nuovo Albergo Operai di Monfalcone (GO) “La X Mas a difesa della italianità e dell’Onore di Trieste, Gorizia e della Venezia Giulia” (h 18.00 – Ingresso Libero).
Il dibattito, organizzato dalla Casa Imperiale d’Amato e dall’Ordine Nobiliare di San Nicola, inizierà con i saluti istituzionali di S.A.R. il Principe Don Dott. Roberto d’Amato. Seguirà la presentazione del libro “Operazione Manhattan” (Edizione Tabula Fati) dello scrittore Riccardo Scagnoli. Il convegno è moderato dal giornalista e politologo Cristiano Vignali (Duca di Selz). Interverrà il Conte Principe Dott. Enzo Modulo Morosini, araldista di fama internazionale che omaggerà i presenti del quaderno “Il Simbolismo Araldico della X Mas”. Inoltre, saranno presenti esponenti del Salotto Culturale “Regina Caterina Cornaro. L’Ordine Nobiliare di San Nicola e la Casa Imperiale d’Amato invitano la cittadinanza a partecipare.

Cristiano Vignali

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