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S&P: gas, Nord Stream costa 1.000 miliardi all'Europa. Il rischio di tagliare la produzione industriale del 25%

Gli analisti di S&P Global hanno calcolato che, nonostante lo stoccaggio forzato dei Paesi a qualunque prezzo, resta un deficit di 20 miliardi di metri cubi di gas. A gennaio l'Ue rischia di restare al buio e al freddo | Gas, servono oltre 1.500 miliardi per salvare le utilities europee. L'allarme di Equinor | Gas, dalla trappola sui derivati alle tasse, perché esiste il rischio di una Lehman Brothers sulle utilities

di Elena Dal Maso




Chi pagherà il conto finanziario della chiusura a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream 1? Se lo chiedono gli analisti di S&P Global che ora considerano come caso base il blocco del trasferimento del gas da parte della russa Gazprom che sta mettendo sotto pressione i prezzi della materia prima e dell'elettricità in Europa, decuplicati nel giro di un anno a 236,3 euro il megawatt ora.

Secondo gli specialisti, "nonostante l'intervento governativo senza precedenti sui mercati e sulle utilities, l'inevitabile revisione del mercato del gas e dell'energia elettrica sarà complessa e comporterà molti rischi per le società sotto rating questo inverno". Le tasse straordinarie (windfal taxes) andranno poi ad intaccare gli utili.

A tal punto che "i rischi di liquidità nel settore delle utilities sono aumentati considerevolmente in questo contesto di prezzi estremi, che ha innescato massicci movimenti di copertura", scrive S&P Global. Tuttavia, i governi europei sembrano disposti a supportare il settore. E' questo uno dei temi portanti che sarà discusso venerdì 9 settembre in sede Ue. Nel frattempo, Germania, Finlandia e Svezia hanno messo a punto un pacchetto complessivo da 100 miliardi di euro a tutela delle società e dei cittadini.

La chiusura di Nord Stream 1 costa all'Europa 1.000 miliardi di euro

Dopo un'estate torrida, che non ha aiutato sul fronte del risparmio energetico, "le società europee di elettricità e gas ora devono affrontare un inverno ancora più rigido a causa della chiusura a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream 1 annunciata da Gazprom venerdì 2 settembre". Quando il gasdotto funzionava a piena capacità per 55 miliardi di metri cubi all'anno all'inizio del 2022, copriva il 12% della domanda in Europa. Da metà giugno funzionava solo al 20%, per poi chiudere. Secondo gli analisti, la situazione attuale, con il gas fermo, è diventata lo scenario di base. 

La spinta poi dei governi per lo stoccaggio del gas "a qualunque costo" per migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento nonostante i tagli russi costituiscono fattori che continueranno a mantenere i prezzi molto elevati nei prossimi mesi. A ciò si aggiungono "la bassa disponibilità di energia da fonte idroelettrica nell'Europa meridionale, la bassa produzione di nucleare in Francia, il lento aumento della generazione di energia dal carbone e la lentezza di abitazioni e uffici a moderare i consumi.

Ecco perché S&P Global stima che la bolletta energetica dell'Europa supererà di molto i livelli pre-pandemia, pari a 1.000 miliardi di euro. E questo sta avendo un effetto deprimente sui rating delle utilities: nel 2022 S&P Global ha già effettuato 12 downgrade, la stessa cifra del 2020, del 2014 e del 2013 (nel crack dei mercati del 2009 il livello fu di 39 casi).

Da gennaio 2023 l'Europa rischia di restare al buio e al freddo

Il quadro che si presenta ora è di un'Europa che "deve sostituire oltre tre quarti delle forniture russe nel 2021, ovvero circa 110-120 miliardi di metri cubi all'anno. Mentre una domanda inferiore di energia ha compensato circa un quarto delle necessità, la metà è stata compensata aumentando le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) del 55%-60% anno su anno a partire da luglio, una tendenza che continuerà".

La chiusura di Nord Stream 1 in realtà "riduce solo di un quarto la quantità delle forniture russe rispetto ad agosto a circa 35 miliardi di metri cubi all'anno. Di questo importo residuo, un terzo arriva via Ucraina, una fornitura particolarmente a rischio di tagli geopolitici, gli altri due terzi, che coprono circa il 6% della domanda europea, sembrano per ora relativamente sicuri", scrive S&P Global dal momento che le esportazioni di gas via Yamal "dovrebbero rimanere attive e TurkStream, l'ultimo gasdotto attivo, rifornisce in particolare Serbia e Ungheria". Il punto è che, secondo i calcoli degli analisti, dei 170 miliardi di metri cubi di gas che consuma l'Europa all'anno, ne restano circa 20 miliardi scoperti dalle nuove forniture. S&P Global stima che da gennaio 2023 l'Ue rischia di rimanere al buio e al freddo. 

Facendo i calcoli sulla Germania, "se le famiglie riusciranno a tagliare i consumi del 16% (un tasso "senza precedenti) e questo inverno si esaurisce lo stoccaggio al 20% (un livello che aumenterà i rischi per l'anno successivo), l'industria dovrebbe tagliare la domanda del 25%", con un conseguente taglio forzato della produzione, conclude S&P Global. (riproduzione riservata)



Orario di pubblicazione: 07/09/2022 13:44 Ultimo aggiornamento: 07/09/2022 13:44