«Negro, tornatene al tuo paese col barcone», il giocatore reagisce e viene espulso: la Figc apre un'inchiesta

«Negro, tornatene al tuo paese col barcone», il giocatore reagisce e viene espulso: la Figc apre un'inchiesta
di Giuseppe TARANTINO
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Venerdì 20 Dicembre 2019, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 10:52
Sarà un'indagine federale della Figc a chiarire definitivamente quanto accaduto domenica scorsa sul campo della Cittadella dello Sport di Castrignano del Capo, dove un calciatore 17enne della squadra Allievi della Ac Nardò, è stato espulso dall'arbitro dopo la sua reazione alle offese ricevute da un suo coetaneo della squadra avversaria, la Asd Capo di Leuca, nel corso di una partita tra squadre dei cosiddetti vivai delle squadre maggiori, valida per il campionato degli Allievi regionali, girone H della Puglia.

«Negro, tòrnatene in Africa col barcone», gli avrebbe urlato l'avversario dopo un'azione di gioco. Una frase violenta e pronunciata con il chiaro intento di offendere, considerato che il 17enne della squadra granata, a quanto pare molto bravo sul rettangolo verde, è originario di un Paese africano. Il giovane non ha accettato l'offesa ed ha reagito. Ne è nato un parapiglia, con l'arbitro che è intervenuto ed ha estratto il cartellino rosso nei confronti del 17enne neritino che è stato espulso. Inutile tentare di spiegare all'arbitro i motivi di quella reazione. Il 17enne ha dovuto abbandonare il campo.

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Lo stesso ragazzo e i suoi compagni di squadra, hanno però poi raccontato l'accaduto ai rispettivi genitori. E proprio la madre del ragazzo ha deciso di far accendere un faro di attenzione su quanto accaduto, scrivendo ai massimi organi del calcio nazionale: la Federazione italiana gioco calcio e l'Associazione italiana arbitri. Giusta, dal punto di vista regolamentare, l'espulsione del figlio per reazione, scrive in pratica la madre, ma «inaccettabile» quella che definisce una «gravissima discriminazione» operata dall'arbitro che non si sarebbe preoccupato di individuare e punire anche l'autore dell'offesa. I genitori del ragazzo hanno chiesto le scuse formali da parte dei giocatori della Asd Capo di Leuca nei confronti di tutti gli Allievi granata. La lettera-denuncia dei genitori del ragazzo è stata inviata, per conoscenza, anche alla Ac Nardò, che ieri, dopo aver ricostruito i fatti, ha inviato una dettagliata relazione ai competenti organi federali.

In queste ore, dunque, è partita una indagine federale che, scrive il presidente Salvatore Donadei, «ci auguriamo tutti, farà piena luce su un fatto che, se confermato nella versione fornita dalla mamma del nostro ragazzo, è di una gravità assoluta, inaccettabile sotto ogni profilo e suscettibile della più ferma condanna e convinta stigmatizzazione. Nella piena consapevolezza della gravità ed assurdità dei fatti denunciati, rinnoviamo al nostro ragazzo ed ai suoi genitori, dopo averlo fatto privatamente, tutta la nostra piena e convinta solidarietà, oltre che la totale collaborazione per tutto ciò che è nelle possibilità della società».

«Ferma restando la volontà della società e di tutti gli addetti ai lavori - aggiunge il responsabile del settore giovanile, Antonio Meleleo - di voler condannare senza alcun indugio il deplorevole episodio. Ho sempre detto che l'errore è parte della crescita, ma al contempo occorre intervenire energicamente di fronte a certi tipo di errori, che riguardano non più l'aspetto tecnico, bensì la sfera educativa».
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