Il Papa: genitori e insegnanti non siete avversari, ristabilite la fiducia e collaborate

Francesco riceve l’Associazione Italiana Genitori: «La famiglia non apprezza più come un tempo il lavoro dei docenti (spesso anche mal pagati), serve un nuovo patto educativo»

I genitori ristabiliscano «la fiducia» nei confronti degli insegnanti. E gli insegnanti non vedano come una fastidiosa invadenza la presenza dei genitori nelle scuole, al punto da considerarli «avversari». Papa Francesco riflette su uno dei fenomeni culturali e sociali emerso sempre più preponderantemente negli ultimi decenni, quello che registra una “rottura” della alleanza educativa tra scuole e famiglie dove a farne le spese sono i più piccoli, come figli e come alunni.

Il Pontefice parla ai membri dell’Associazione Italiana Genitori (Age) ricevuti questa mattina in udienza in Aula Paolo VI nel 50esimo anniversario dalla fondazione. «Un bel traguardo!», esclama il Papa, nonché «un’occasione preziosa per confermare le motivazioni del vostro impegno a favore della famiglia e dell’educazione», portato «avanti secondo i principi dell’etica cristiana», come dice nel suo discorso che segue momenti di musica, preghiera e testimonianze.

Bergoglio esprime la speranza che «la famiglia sia un soggetto sempre più riconosciuto e protagonista nella vita sociale». Per cambiare questa situazione il primo passo è vincere «il timore dell’altro», nel senso di «coltivare e alimentare sempre la fiducia nei confronti della scuola e degli insegnanti: senza di loro - avverte il Papa i genitori - rischiate di rimanere soli nella vostra azione educativa e di essere sempre meno in grado di fronteggiare le nuove sfide educative che vengono dalla cultura contemporanea, dalla società, dai mass media, dalle nuove tecnologie». 

Gli insegnanti, infatti, sono al pari delle madri e dei padri «impegnati ogni giorno nel servizio educativo» ai bambini e agli adolescenti. «Se è giusto lamentare gli eventuali limiti della loro azione, è doveroso stimarli come i più preziosi alleati nell’impresa educativa che insieme portate avanti», sottolinea Francesco. 

E aggiunge: «Molte delle vostre energie sono dedicate ad affiancare e sostenere i genitori nel loro compito educativo, specialmente in riferimento alla scuola, che da sempre costituisce il principale partner della famiglia nell’educazione dei figli. Ciò che fate in questo campo è davvero meritorio. Oggi, infatti, quando si parla di alleanza educativa tra scuola e famiglia, se ne parla soprattutto per denunciare il suo venir meno: la famiglia non apprezza più come un tempo il lavoro degli insegnanti - spesso mal pagati - e questi avvertono come una fastidiosa invadenza la presenza dei genitori nelle scuole, finendo per tenerli ai margini o considerarli avversari». 

«Il patto educativo è in calo, eh!», osserva il Papa a braccio. E sicuramente, questo, rappresenta un ostacolo ad una corretta crescita culturale e umana delle nuove generazioni. In proposito, Jorge Mario Bergoglio racconta un aneddoto personale: «Avevo 10 anni e ho detto una cosa brutta alla maestra, e la maestra ha chiamato mia mamma… Il giorno dopo è venuta mia mamma, è stata ricevuta dalla maestra e hanno parlato. Poi la mamma mi ha chiamato e davanti alla maestra mi ha rimproverato: “Chiedi scusa alla maestra”. Io l’ho fatto. “Ora bacia la maestra”. L’ho fatto e sono arrivato a casa da scuola felice, pensando: è finita la storia. No, non era finita… Il secondo capitolo è quando sono tornato a casa», dice il Papa suscitando risate tra i presenti. 

«Questo si chiama collaborazione nell’educazione di un figlio tra famiglia e insegnanti», afferma il Pontefice. «La presenza responsabile e disponibile» dei genitori, «segno di amore non solo per i vostri figli ma verso quel bene di tutti che è la scuola, aiuterà a superare tante divisioni e incomprensioni in questo ambito, e a far sì che sia riconosciuto alle famiglie il loro ruolo primario nell’educazione e nell’istruzione dei bambini e dei giovani».

«Se infatti - aggiunge il Papa - voi genitori avete bisogno degli insegnanti, anche la scuola ha bisogno di voi e non può raggiungere i suoi obiettivi senza realizzare un dialogo costruttivo con chi ha la prima responsabilità della crescita dei suoi alunni». Come dice un saggio proverbio africano: «Per educare un bambino ci vuole un villaggio». Pertanto nell’educazione scolastica «non deve mai mancare la collaborazione tra le diverse componenti della stessa comunità educativa. Senza comunicazione frequente e senza fiducia reciproca non si costruisce comunità e senza comunità non si riesce a educare».

Da qui l’incoraggiamento a «contribuire a eliminare la solitudine educativa delle famiglie». Questo, evidenzia, «è compito anche della Chiesa, che vi invito a sentire sempre al vostro fianco nella missione di educare i vostri figli e di rendere tutta la società un luogo a misura di famiglia, affinché ogni persona sia accolta, accompagnata, orientata verso i veri valori e messa in grado di dare il meglio di sé per la crescita comune». La forza è, perciò, doppia: quella derivante dall’essere associazione, «persone che si uniscono non contro qualcuno ma per il bene di tutti», e quella data dal «legame con la comunità cristiana, in cui trovate ispirazione, fiducia, sostegno». 

«Cari genitori - conclude Papa Francesco -, i figli sono il dono più prezioso che avete ricevuto. Sappiatelo custodire con impegno e generosità, lasciando ad essi la libertà necessaria per crescere e maturare come persone a loro volta capaci, un giorno, di aprirsi al dono della vita. L’attenzione con cui, come associazione, vigilate sui pericoli che insidiano la vita dei più piccoli non vi impedisca di guardare con fiducia al mondo, sapendo scegliere e indicare ai vostri figli le occasioni migliori di crescita umana, civile e cristiana». Insegnare loro, cioè, «il discernimento morale, il discernimento etico: questo è buono, questo non è tanto buono, e questo è cattivo. Che loro sappiano distinguere». Questo «si impara a casa e si impara a scuola»; si impara se lavorano «congiuntamente, tutte e due».